Mi sono spostato!

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27 settembre 2012

Cecafumo.

Pubblico Ascanio Celestini Gava Satira Vignette  Inserto per bambini favola gavavenezia gavavenezia.it illustrazioni

Il Gava illustra Celestini
Pubblicata su Pupù, l'inserto per bambini di Pubblico del 23/09/12


Testo di Ascanio Celestini

Cecafumo
Mi chiamo Fratone – dice un’ombra- e ce ne andavamo insieme al mio compare Fratino per la montagna quando ci siamo trovati in mezzo al bosco senza che sapevamo dove stavamo. Ci siamo messi a raccogliere foglie e radici da mangiare ché erano molte ore che non mangiavamo e non avevamo nient’altro che un fiasco di vino. Si è fatta quasi notte e non troviamo la strada per tornare a casa così ci mettiamo a cercare un riparo. Troviamo una grotta e ci infiliamo dentro, ma appena entrati e fatta un poco de luce vediamo un enorme spiedo alto ‘na quaresima e una salciccia infilzata nello spiedo grande come un maiale. Dietro allo spiedo c’è una forma di formaggio che per alzarla da terra ci vogliono quattro uomini e una ricotta che riempe una vasca da bagno. Una montagna di prosciutti e salami, una mortadella grossa come un letto matrimoniale e una crosta di pane. Fratino, che era il mio compare, se ne vuole subito andare via “Scappiamo che qui c’è qualcosa che non mi torna”. Ma io dico: “Restiamo soltanto il tempo di mangiare qualcosa e poi ripartiamo. Che tu Fratino sei piccolo, magro magro, a te basta mangiare una volta a settimana, ma io che sono Fratone ho bisogno pure di formaggio e salame, pane e mortadella per riempirlo questo stomaco!”.
E mentre Fratino mangiava la crosta di pane, io ho mangiato mezza vasca da bagno di ricotta, un prosciutto, due mortadelle e pure la salciccia La salciccia infilzata nel grosso spiedino all’entrata della caverna.
Allora entra Cecafumo, un gigante alto quanto dieci cristiani, peloso in faccia e con un solo occhio piantato in mezzo alla fronte. Entra e fa entrare le sue dieci pecore insieme al suo montone e con una grossa roccia chiude l’entrata della caverna. “Chi è che ha mangiato la mia salciccia? –dice- chi è stato? Fratone? E la mia ricotta? Le mie mortadelle e i miei salami? Sempre Fratone! E chi è che ha mangiato la mia crosta di pane? Chi è stato? Fratino! E mo’, adesso che voi mi avete mangiato tutta la cena io che robba mi mangio? Adesso tocca che mi mangio a voi due. Voi due che avete mangiato il mio cibo a tradimento meritate di essere mangiati. Fratone è più grosso e magari mi rimane sullo stomaco ma Fratino è troppo piccolo e forse non mi sazia. Comunque, visto che vi devo mangiare a tutti e due e non so’ chi mangiare per primo, mi mangio Fratì o mi mangio Fratò? Ambarabà ciccì coccò, mi mangio Fratò! Fratone è più grosso e me lo mangio per cena e fratino che è più piccolo me lo mangio domani mattina a colazione con latte e biscotti!” Allora il gigante Cecafumo mi ha preso e mi ha mangiato senza manco farmi parlare!
Il mio povero compagno Fratino si mette a pregare il gigante di risparmiarlo, di non mangiarselo ma poi si ricorda del fiasco di vino che si portava dietro e glielo offre a Cecafumo. “Grazie –fa Cecafumo- sei molto gentile. Per questa tua gentilezza io ti risparmierei anche la vita ma visto che hai mangiato la mia crosta di pane e per domani mattina non ho quasi nulla da mettere sotto i denti, ti mangerò lo stesso!” E detto questo il gigante Cecafumo si beve tutto il vino di Fratino, si addormenta e comincia a russare. Allora Fratino va in mezzo alle pecore. Prende il montone e lo uccide. Prende la pelle del montone, la piega per bene e la mette vicina all’entrata, accanto alla grande roccia che chiude la porta.
Prende lo spiedo, quello alto ‘na quaresima, e si avvicina al gigante Cecafumo. E con tutta la forza che ha glielo infilza nell’occhio! Il gigante urla e Fratino si va a nascondere sotto alla pelle del montone. “Adesso ti prendo e ti mangio subito –urla il gigante- e non aspetto manco la colazione di domani, dove credi di scappare? La roccia davanti all’entrata riesco a spostarla solo io che sono un gigante. Adesso ti acchiappo brutto traditore!” Cecafumo urla e strilla, ma Fratino se ne sta sotto alla pelle di montone e non dice niente. La mattina appresso le pecore del gigante incominciano a belare perché vogliono uscire, andare per la campagna a brucare l’erba. Allora Cecafumo sposta la grande roccia all’entrata della grotta e si mette davanti all’uscita con le gambe aperte e ogni pecora la fa passare ad una ad una in maniera che escano fuori solo le pecore e dentro ci resta Fratino.



Ma Fratino si era messo la pelle del montone sulle spalle e riesce a scappare ché quando arriva sotto le gambe di Cecafumo il gigante gli fa: “Ecco che passa il mio bel montone. Adesso che sei uscito, ti posso richiudere la grotta e dentro ci siamo rimasti solo io e quel traditore di Fratino che m’ha cecato!” Ma appena Fratino sbuca fuori dalla grotta si leva la pelle del montone dalle spalle e chiama il gigante cieco. Gli fa, dice: “Cecafumo! Non era il tuo montone quello che è uscito per ultimo ero io, Fratino, che sono stato più furbo di te. Volevi mangiarmi e sono riuscito a scappare anche se sei cento volte più forte e più grosso di me!” “E bravo Fratino! –dice il gigante- Sei riuscito a battermi e per questo ti meriti una ricompensa. Tieni prendi questo anello prezioso!” e detto questo, Cecafumo gettò un anello a Fratino che lo mise subito al dito. Ma appena si mette l’anello ,subito si accorge che è un anello magico e più cerca di scappare dal gigante e più invece i piedi lo portano verso di lui. Fratino cerca di sfilarsi l’anello, ma quell’anello non viene via. È arrivato ormai a un passo da Cecafumo che già si prepara a mangiarselo quando Fratino si taglia il dito e scappa. Il dito allora finisce in bocca al gigante che se lo mangia! “E bravo Fratino, sei davvero furbo! –dice il gigante Cecafumo – A mangiare non ti ho mangiato ma almeno un pezzetto ti ho assaggiato!”. Così Fratino si è salvato la vita, mentre io –dice l’ombra di Fratone- sto ancora nello stomaco di Cecafumo. Un gigante arrabbiato che non c’ha più manco un occhio per piangere la sua disgrazia e che non perde mai l’occasione di maledire l’amico mio Fratino.
Ascanio Celestini 
illustrazioni Gava

26 settembre 2012